Un pensiero ricorrente
Temere il contagio di una malattia alla vista di una siringa, pensare di aver investito un passante, sospettare di aver immaginato intenzionalmente scene e parole blasfeme, nutrire dubbi sulla propria identità sessuale: sono alcune delle ossessioni in grado di condizionare la vita mentale di una persona.
Le ossessioni sono pensieri che sembrano non terminare mai, si ripetono senza mutare di forma né di contenuto e costringono il soggetto ad un’attività mentale incessante per provare a liberarsene. Si accompagnano spesso alle compulsioni, rituali messi in atto nel tentativo di neutralizzare i pensieri ossessivi: una fantasia blasfema può essere seguita da una serie di preghiere sempre uguali, mentre il timore di un contagio viene esorcizzato attraverso lavaggi che possono proseguire per tutta la giornata, attivandosi ogni volta in seguito a un episodio differente. Le ossessioni si contraddistinguono per la sofferenza psichica che causano; il soggetto che le affronta si sente imprigionato in un meccanismo impossibile da interrompere e sperimenta l’inutilità degli sforzi compiuti per uscire dal problema.
Le terapia delle ossessioni
La psicoterapia cognitivo-comportamentale afferma che i contenuti delle ossessioni rispecchiano in molti casi un tema che il paziente percepisce come inaccettabile; la possibilità di scoprirsi omosessuale, per esempio, viene vissuta con angoscia da un uomo o da una donna nella cui storia personale e familiare sia presente un giudizio di condanna nei confronti dell’omosessualità, e in questo caso la semplice fantasia di poter avere quell’identità sessuale viene sentita come intollerabile anche in assenza di elementi concreti che confermino il contenuto del pensiero.
Un altro fattore centrale nella spiegazione delle ossessioni e’ il concetto di responsabilità: le azioni per le quali il soggetto si sente responsabile vengono caricate di un significato assoluto e danno origine a preoccupazioni intense, ad esempio il pensiero di aver investito qualcuno guidando l’auto, mentre le situazioni in cui la responsabilità può essere attribuita a un’altra persona sono molto meno ansiogene e il soggetto, seguendo l’esempio proposto, arriva a non preoccuparsi dei passanti quando non e’ lui alla guida. Le ossessioni possono provocare intensi sentimenti di autosvalutazione poiché appaiono incomprensibili e ingiustificabili: sembra assurdo trascorrere buona parte della giornata combattendo contro pensieri apparentemente privi di logica eppure talmente potenti da assorbire tutte le energie psichiche.
Il soggetto arriva a considerarsi stupido, incapace o privo di volontà, attribuisce il persistere delle sue difficoltà ad una carenza di razionalità; la vita quotidiana risulta fortemente condizionata dalle ossessioni, che si presentano nella maggior parte o nella totalità dei contesti sociali e relazionali. E’ anche per questa ragione che il soggetto decide di intraprendere una terapia.
Validità scientifica della terapia delle ossessioni
L’approccio cognitivo-comportamentale e’ particolarmente adatto alla cura delle ossessioni, come confermano anche i dati della letteratura scientifica; seguendo processi simili alla terapia delle altre manifestazioni ansiose, esso procede all’individuazione dei pensieri disfunzionali che sorreggono le ossessioni e lavora col paziente sulla possibilità di tollerare l’ansia connessa agli stimoli minacciosi.
Dopo aver elaborato il significato dei pensieri ossessivi, che generalmente servono a gestire emozioni di ansia e di paura sperimentate dal paziente nel rapporto con l’ambiente e con gli altri, la terapia cognitivo-comportamentale definisce dei compiti di esposizione; terapeuta e paziente si accordano su piccole prove da affrontare per prendere contatto con le situazioni temute, e utilizzano la seduta come primo laboratorio.
Grazie al contesto protetto della terapia e al rapporto di fiducia col terapeuta, il paziente inizia ad attuare comportamenti che contrastano le ossessioni attraverso una strategia opposta a quella utilizzata fino a quel momento: non cerca più di bloccare le fantasie ricorrendo alle compulsioni ma si impegna per tollerare l’ansia e ridurre l’impatto emotivo dello stimolo considerato pericoloso. La letteratura scientifica dimostra che l’ansia si riduce sensibilmente quando vengono ripetute esperienze positive: se comprendiamo l’origine e la natura delle ossessioni e ci avviciniamo al loro contenuto tollerando l’emozione che fa sorgere, ad ogni ripetizione del processo ci sentiremo meno angosciati e più capaci di affrontare il problema, fino a risolverlo.
Chi volesse ricevere maggiori informazioni per intraprendere una terapia delle ossessioni può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e fissare un primo consulto gratuito in uno degli studi di Milano.
Dott. Gianluca Frazzoni
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