Comprendere i disturbi d’ansia significa comprendere il corpo. Spesso l’ansia e il panico si scatenano quando un segnale del corpo viene interpretato come inizio di un malore: caso emblematico, la tachicardia. Ciò che rappresenta una reazione fisiologica del corpo, che si attiva per affrontare un pericolo reale o presunto, viene interpretato come un sintomo patologico e produce pensieri catastrofici che a loro volta amplificano l’attivazione corporea.
Il nostro corpo è programmato per adattarsi all’ambiente e alle situazioni, quindi suda quando ha caldo, rabbrividisce se sente freddo, aumenta il battito cardiaco se ha bisogno di più ossigeno per sostenere uno sforzo. I muscoli si contraggono quando siamo agitati, preparandosi a reagire al pericolo oppure paralizzandosi per evitarlo, e questo può generare una sensazione fisica sgradevole che induce l’individuo a sentirsi ancora più minacciato. La terapia cognitivo-comportamentale dell’ansia pone in primo piano la psicoeducazione, ossia l’esigenza di fornire al paziente una serie di informazioni su come funziona il corpo in modo che egli possa interpretare correttamente le proprie reazioni fisiologiche.
 Una credenza ansiosa molto diffusa è che l’ascolto del corpo produca ancora più ansia, ma non è così. E’ l’ipervigilanza ad accrescere l’ansia, non l’ascolto. L’ipervigilanza è un atteggiamento di allarme con cui il soggetto concentra le proprie preoccupazioni su una specifica parte del corpo, arrivando a sentire che quella parte si attiva in maniera incomprensibile. Se proviamo a concentrarci sulla nostra mano, o su una parte ancora più piccola come l’orecchio e non spostiamo l’attenzione per alcuni minuti, ci accorgeremo di sensazioni che normalmente non percepiamo: sentiremo il calore del flusso sanguigno, oppure un prurito, e in generale avremo molta più consapevolezza di quanto il nostro corpo sia sempre vivo, attivo; se però i nostri pensieri sono già orientati a prevedere un pericolo, questi segnali del corpo non verranno più interpretati per quello che sono ma verranno considerati una prova a sostegno del pensiero ansioso. Immaginiamo di fare una cena abbondante o di mangiare qualcosa di cui temiamo l’effetto sul nostro stomaco; la nostra attenzione sarà costantemente focalizzata sulle reazioni corporee collegate alla digestione e questo provocherà due conseguenze: da un lato il nostro stomaco potrebbe contrarsi ed essere quindi predisposto ad una cattiva digestione, dall’altro la nostra ipervigilanza ci porterà a cogliere subito qualunque sensazione sgradevole proveniente dallo stomaco, attribuendola ad un malessere che siamo convinti di non poter gestire. Da qui alla comparsa di uno stato ansioso il passo è breve, e quando si ripresenterà un contesto simile l’allarme seguirà le stesse modalità.
 La psicoterapia cognitivo-comportamentale promuove invece l’ascolto e la conoscenza del corpo per familiarizzare con i meccanismi che ne regolano il funzionamento, senza giudicarli. Ogni funzione fisiologica procede in autonomia e può essere alterata solo dall’intervento di uno stato emotivo negativo, che non provoca conseguenze pericolose per la salute.
Non è possibile subire un infarto a causa di uno stato ansioso: la consapevolezza di questo è di grande aiuto nell’affrontare crisi di panico e nel dare un significato diverso ai pensieri catastrofici. Non è possibile subire conseguenze gravi da stimoli quali il caldo, il freddo, la fame: quando ciò avviene siamo in presenza di stimoli di intensità insostenibile per l’organismo umano – temperature siberiane affrontate senza proteggere il corpo, ed è facile comprendere come questo scenario sia decisamente improbabile – oppure si è verificata una reazione emotiva che non siamo riusciti ad arginare, ad esempio quando la fatica del corpo in un ambiente caldo ci fa preoccupare a tal punto che veniamo travolti non più dal clima ma dalla nostra stessa angoscia.


Cos’hanno in comune questi fenomeni ansiosi? La percezione di perdere il controllo.

Nessuna reazione del nostro corpo è in grado di farci crollare se non ci esponiamo a pericoli autentici, ma tutti i processi fisiologici che non conosciamo o di cui non riusciamo a comprendere l’origine, la funzione, ci fanno temere di perdere il controllo.

Il nostro corpo è sano, non ci tradisce, ma sappiamo tollerare di non poterlo sempre controllare?

 
Chi fosse interessato a ricevere maggiori informazioni per intraprendere una psicoterapia può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, chiamando il numero 340/1874411 o scrivendo all’indirizzo email info@psicoterapiaemilano.it, e fissare un primo consulto gratuito in uno degli studi di Milano.
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