LA PERSONALITÀ EVITANTE

 

Alcune persone arrivano in terapia lamentando una difficoltà a socializzare. Si tratta di una timidezza che condiziona gran parte delle loro interazioni col prossimo provocando un senso di esclusione. Spesso il sintomo dietro cui si cela questa problematica è l’attacco di panico, o in generale una tendenza a provare ansia. La psicoterapia cognitivo-comportamentale approfondisce i pensieri e le emozioni collegati al carattere evitante, aiutando il paziente a costruire una consapevolezza dei blocchi che meccanismi che gli impediscono di instaurare relazioni gratificanti e accompagnandolo verso il cambiamento. L’individuo che mostra una personalità evitante:

– teme il giudizio degli altri, teme di risultare goffo, incompetente nelle relazioni sociali, eccessivamente introverso; ritiene che tali caratteristiche non solo gli appartengano e siano immodificabili, ma rappresentino un deficit strutturale, una mancanza di base che esiste a prescindere dalle esperienze più senso di incapacità che compie;

– considera socialmente significative le proprie insicurezze o crede addirittura che la timidezza sia il peggior difetto che si possa avere agli occhi degli altri;

– immagina di essere trasparente e tuttavia al centro dell’attenzione, cioè che le sue qualità non vengano mai notate ma al contempo sia chiara a tutti la sua presunta goffaggine; quest’idea è resa ancora più spiacevole dalla convinzione che gli altri siano quasi sempre pronti a emettere giudizi inflessibili;

– nelle relazioni sociali mette in atto un circolo vizioso: si allontana, non cerca il contatto ma poiché non si accorge di agire per scelta propria attribuisce agli altri un rifiuto nei suoi confronti credendo di trovare conferma della propria indegnità;

– prova più ansia e più senso di incapacità a causa dell’evitamento stesso, poiché non riesce mai a confutare le proprie idee;

– tende a credere che esista un manuale delle relazioni, delle interazioni sociali, un insieme di regole e strategie che è necessario seguire per essere accettati e apprezzati dagli altri;

– ha più strumenti per superare le proprie difficoltà se introduce contenuti nuovi nella vita di tutti i giorni, che in genere appare vuota o è percepita come tale; la maggior parte del tempo viene infatti impiegata a rimuginare sull’esclusione, sull’impossibilità di stabilire un contatto con gli altri e questo rimuginio si sostituisce alle esperienze vere aumentando il sentimento malinconico di non appartenere a nulla;

– in alcuni casi costruisce fantasie su gesti e atteggiamenti particolarmente disinvolti con cui potrebbe farsi notare dagli altri; si tratta di pensieri disfunzionali poiché suddividono le possibilità dell’esperienza in due categorie dicotomiche: o sono timido e imbranato oppure per non sentirmi in quel modo faccio cose eccezionali.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale interviene su questi e altri punti per trattare insieme al paziente le emozioni negative, i pensieri disfunzionali e i circoli viziosi; il primo obiettivo è far comprendere al paziente che le sue difficoltà non sono deficit strutturali bensì il frutto di esperienze che lo hanno indotto a provare sfiducia nei confronti di se stesso e degli altri. Inoltre l’approccio cognitivo-comportamentale si occupa di rinforzare nel paziente la capacità di fare esperienze concrete, di esporsi gradualmente a situazioni in cui possa sentirsi capace di entrare in contatto con gli altri. Il risultato di questo processo è duplice: da un lato migliorano le sensazioni interne provate dal paziente, dall’altro si accresce il repertorio di interessi, attività ed esperienze da cui poter ricavare gratificazioni.

 

Chi volesse ricevere maggiori informazioni riguardanti la personalità evitante per intraprendere una psicoterapia può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, chiamando il numero 340/1874411 o scrivendo all’indirizzo email info@psicoterapiaemilano.it, e fissare un primo consulto gratuito in uno degli studi di Milano.

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