Un tema fondamentale in psicoterapia: la paura di sbagliare. Quando parliamo di perfezionismo, controllo, timore del giudizio e dell’incertezza, ci riferiamo a un insieme di elementi che costituiscono la struttura cognitiva dell’ansia. Accanto ad essi – sarebbe più corretto dire alla base – agisce un fattore determinante nell’insorgenza di molti malesseri psicologici, la paura di risultare inadeguati, incompetenti, non all’altezza.
Il timore di fallire, apparire ridicoli, di danneggiare qualcuno o essere rifiutati a causa dei propri comportamenti; ciò che può essere considerato sbagliato è potenzialmente infinito, avendo a che fare con le azioni, gli atteggiamenti, le caratteristiche che ogni soggetto non accetta di se stesso.
In particolare il timore dell’errore si lega a un tema di identità, ossia quando sbagliamo riconoscendo però la natura contestuale dell’errore – NON SIAMO sbagliati bensì abbiamo messo in atto un comportamento che in una determinata situazione non ha generato gli effetti che ci aspettavamo – le ripercussioni emotive delle nostre azioni si riducono; quando invece pensiamo che l’errore compiuto ci definisca, produca agli occhi degli altri e ai nostri un’immagine globale di inadeguatezza, soffriamo molto di più. In questi casi non riusciamo a distinguere tra ciò che siamo e ciò che in una specifica condizione abbiamo fatto, e la percezione di fallimento finisce per alimentare le convinzioni che già avevamo su noi stessi in merito alla nostra incompetenza.
L’evento episodico e l’idea più generale si rinforzano a vicenda, poiché nell’affrontare una situazione che ci mette alla prova – o che noi crediamo rappresenti una prova – siamo condizionati dal pensiero di non essere all’altezza e quando abbiamo, a causa di tale pensiero, un esito negativo, siamo ancora più persuasi della nostra incapacità innescando il più classico dei circoli viziosi.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale evidenzia questi meccanismi e interviene per modificarli, mostrando al soggetto che l’identità è il prodotto di innumerevoli fattori costantemente in divenire. Il nostro valore personale non dipende dal successo di una singola azione e anzi, proprio vincolando la misura delle nostre capacità all’assenza di errori dimentichiamo un aspetto fondamentale: non esistono fallimenti oggettivi, la stessa parola “fallimento” non può essere utilizzata per descrivere ciò che gli esseri umani esprimono nel corso della loro vita.