Una delle ossessioni più comuni nell’ambito del Disturbo Ossessivo-Compulsivo è l’ossessione di potersi contagiare o di essere stati contagiati da malattie come l’Aids o altre patologie a trasmissione sessuale o virale. Come accade solitamente nel meccanismo di funzionamento delle ossessioni, rassicurare il paziente sull’impossibilità di contrarre malattie senza i necessari presupposti fisici del contagio è insufficiente a garantire un cambiamento nello stato emotivo di angoscia e nel rimuginio mentale inarrestabile.
Nella maggior parte dei casi la persona pone già in essere le precauzioni e i comportamenti che la preservano dal rischio ma ciò non riesce a determinare un senso di sicurezza accettabile. La psicoterapia cognitivo-comportamentale esamina i pensieri irrazionali e cerca di chiarire le cause dalle quali si sono generati, evidenziando come alla base di questi fenomeni mentali ci sia un sentimento più generale di minaccia, di instabilità, la sensazione che i propri confini possano essere violati facilmente, un senso di pericolo nel contatto con gli altri.
Percepire di non avere confini riguarda le emozioni, le relazioni ma anche il corpo. L’essere umano è un sistema corpo-mente, nulla di ciò che accade nella mente è privo di correlati nel corpo o nella rappresentazione che abbiamo del corpo. Per questa ragione l’immagine di un ambiente esterno minaccioso, pieno di pericoli invisibili e imprevedibili, non è altro che lo specchio di un altro sentimento, più intimo, profondo, l’immagine di se stessi vulnerabili, violabili emotivamente e fisicamente. L’ossessione di subire un contagio si basa sull’immagine, più emotiva che cognitiva, di vivere in un mondo nel quale anche particelle microscopiche possono impadronirsi di noi e farci sentire impotenti.
Riuscire a cogliere questa corrispondenza tra l’oggetto e il simbolo è fondamentale; l’oggetto dell’ansia è concreto, una siringa, una persona malata che abbiamo conosciuto, un ospedale, ma il simbolo, ciò che quell’oggetto e quell’ansia rappresentano, è un altro ed è la paura di essere invasi, dominati, violentati emotivamente, cosicché l’esplorazione cognitiva dei pensieri si rivela un intervento terapeutico incompleto e richiede l’approfondimento dei vissuti intimi che hanno condotto a sviluppare la paura. L’interno contiene le spiegazioni dell’esterno: perché non ci basta sapere che non siamo mai entrati in contatto con una siringa o che non abbiamo avuto rapporti sessuali a rischio per essere ragionevolmente sicuri della nostra salute? Cosa c’è nell’ambiente esterno che ci spaventa così tanto, che arriva a perturbare in maniera così significativa il nostro ambiente interno, le emozioni che proviamo?
Forse la risposta è contenuta nelle esperienze del nostro passato, nel senso di pericolo che abbiamo avvertito quando ci siamo affacciati ai diversi contesti della nostra vita. Questa operazione di traduzione dal concreto al simbolico, dal cognitivo all’emotivo, è basilare per comprendere realmente la funzione e l’origine delle ossessioni e in particolare dell’ossessione di contagio, che più delle altre si alimenta di significati simbolici. Il tessuto esperienziale dal quale nasce la paura di essere così vulnerabili, così esposti alla gravità degli eventi, è assai articolato e complesso, va esaminato partendo dal presupposto che il paziente nella maggior parte dei casi è razionalmente consapevole dell’irrazionalità dei suoi pensieri. Il paziente sa che non può aver contratto l’Aids senza aver avuto rapporti sessuali a rischio, sa che non si è mai avvicinato ad alcuna fonte di pericolo ma questa è una verità razionale, non lo rassicura sull’imprevedibilità delle cose come l’ha sentita e conosciuta nel corso della sua vita.
La paura dell’imprevedibilità, del pericolo invisibile è assai più radicata nella personalità del paziente di quanto possa esserlo la consapevolezza razionale di essere al sicuro. La psicoterapia prende forma a partire da questa considerazione, cogliendo la necessità di indagare le dimensioni più profonde dell’esperienza che solo in un secondo momento, solo quando hanno trovato espressione concreta nel sintomo ossessivo sono apparse visibili all’occhio del paziente.
Come Contattare il Dott. Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta
Chi vuole ricevere maggiori informazioni per intraprendere una psicoterapia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta, chiamando il numero 3401874411 o scrivendo all’indirizzo email info@psicoterapiaemilano.it, e fissare un primo consulto gratuito presso lo studio di Milano.
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