Questo tipo di famiglia utilizza la critica come modalità educativa e di gestione delle relazioni interpersonali. Attraverso la critica viene dimostrato l’interesse per i membri della famiglia, per le loro azioni e per i risultati che riescono a raggiungere nelle attività che svolgono. La critica è spesso collegata, al pari della rabbia, ad una dinamica gerarchica dei rapporti, in cui alcune figure predominano su altre esercitando un potere relazionale con il ricorso sistematico al rimprovero.
La critica può essere ansiosa, mossa quindi dalla preoccupazione per le difficoltà che un membro della famiglia potrebbe incontrare nelle esperienze della sua vita, oppure svalutante, arrivando addirittura all’umiliazione, o ancora colpevolizzante, basata cioè sull’induzione più o meno esplicita di un senso di colpa o di inadeguatezza per aver provocato il malessere che uno o più membri della famiglia stanno provando.
Come nel caso della rabbia, l’atteggiamento ipercritico è retto da meccanismi proiettivi, ha la funzione pertanto di trasformare l’ansia prestazionale, la paura del giudizio, la vergogna nei confronti degli altri o emozioni diverse ma sempre di qualità negativa, in una reazione attiva che permette di assumere il controllo e di occupare una posizione di forza all’interno delle dinamiche familiari.