Il timore dell’incertezza è una delle principali cause dell’ansia. La mente umana utilizza un insieme di schemi imparati dall’esperienza oppure innati per elaborare rappresentazioni degli eventi che sta per affrontare; il tentativo di prevedere ciò che accadrà è un’operazione finalizzata ad un miglior adattamento all’ambiente, poiché riducendo i fattori di imprevedibilità l’individuo ha la percezione di poter impiegare più efficacemente le proprie risorse.
Una situazione dallo svolgimento noto, un contesto di cui si possono immaginare le condizioni, consentono al soggetto di concentrarsi più sull’ambiente esterno che sulla propria attività di pensiero; ciò che invece presenta un’elevata quota di incertezza, per esempio un compito mai affrontato prima o la conoscenza di persone nuove, può attivare un rimuginio ansioso che distorce i contenuti reali dell’esperienza.
Un evento incerto è per definizione imprevedibile, cioè potrebbe essere negativo, positivo o neutro; nella maggior parte dei casi non esistono ragioni oggettive per effettuare una previsione negativa, poiché nessuna previsione è realmente attendibile finché non viene verificata, finché rimane un’ipotesi.
L’individuo ansioso teme invece l’incertezza dal momento che per lui non è una vera incertezza: egli infatti ha già formulato e già considera valida l’ipotesi negativa, perciò tralascia le possibilità alternative dimenticando che l’evento non ancora accaduto potrebbe connotarsi positivamente o in maniera neutra. La terapia cognitiva aiuta il paziente a ridefinire questi pensieri costruendo alternative percorribili e si focalizza sulle caratteristiche dei processi mentali: se uno scenario futuro è veramente incerto, cosa spinge a credere che sarà pericoloso e problematico anziché piacevole o semplicemente gestibile?
Quali sono le convinzioni alla base di questo pensiero negativo, quale percezione il soggetto ha di se stesso per orientarsi sistematicamente verso previsioni pessimistiche e talvolta persino catastrofiche? La terapia cognitiva lavora per rispondere a queste domande e trasmettere al paziente la fiducia che l’incertezza non sia un pericolo inevitabile ma una possibile opportunità di crescita.