Il perfezionismo è un insieme di convinzioni, atteggiamenti, valutazioni dell’esperienza che si concentrano sull’obiettivo di raggiungere e mantenere un livello eccellente nell’organizzazione della propria vita, nelle prestazioni che richiedono capacità personali, lavorative o sociali, nell’immagine di sé. La persona perfezionista persegue un ordine concreto o mentale che azzeri la possibilità di commettere errori e di risultare inadeguata; il tentativo di conservare il controllo su ogni aspetto dell’esistenza è strettamente correlato, poiché attraverso il controllo il soggetto perfezionista ha la sensazione di poter tutelare il proprio scopo. Vengono così negate o combattute eventuali emozioni negative che potrebbero esporre ad un pericoloso contatto con la vulnerabilità psichica, giudicata gravemente imperfetta, e tutte le azioni intraprese devono essere portate a termine rispettando standard che non di rado si dimostrano irrealistici. L’ansia che si genera allorché il controllo viene meno, o quando si verifica un insuccesso che viene percepito come un grave fallimento personale, può assumere varie forme e spesso si accompagna alla comparsa di uno o più attacchi di panico. Il perfezionista deve percepire di essere forte, capace di gestire le difficoltà e risolverle nel migliore dei modi, brillante nel rendimento professionale o scolastico. La psicoterapia approfondisce queste modalità e ne mostra la rigidità; se non sono mai possibili alternative di pensiero e di comportamento, anche le emozioni non potranno modificarsi e si concentreranno su uno stato di tensione continua. Il perfezionista è costantemente impegnato a ridurre al minimo l’imprevedibilità degli eventi e delle situazioni, dal momento che solo conoscendo al meglio i contesti in cui si muove può sperare di mantenere il proprio livello di efficacia. La ricerca della perfezione ha lo scopo di evitare il giudizio negativo degli altri, che non può essere accettato e viene ritenuto assai probabile se non vengono rinforzate le condizioni perfette in grado di prevenirlo. Questi costrutti mentali si basano sia su criteri oggettivi (“per essere perfetto devo prendere il massimo dei voti”) sia su rappresentazioni soggettive (“se organizzo una cena con gli amici, tutto deve andare perfettamente”); la terapia cognitiva sottolinea da un lato la possibilità di accettare livelli di prestazione inferiori alla perfezione (“se all’esame prendo 26 anziché 30, questo non fa di me una persona peggiore”), e dall’altro suggerisce di ridefinire i criteri di interpretazione rendendoli più flessibili (“perché una cena con gli amici dev’essere perfetta? cosa ci permette di definirla in questo modo?”). L’intervento terapeutico consiste nell’aiutare il paziente a rinegoziare i propri obiettivi accettando che siano meno elevati; questa operazione non significa ridimensionare il proprio valore personale bensì entrare in contatto con la dimensione reale dell’esperienza, in cui possiamo apprezzare i nostri punti di forza e le nostre debolezze senza dover dimostrare di essere perfetti.

Chi volesse ricevere maggiori informazioni su questa tematica per intraprendere una psicoterapia può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e fissare un primo consulto gratuito in uno degli studi di Milano.
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