Un altro meccanismo che si riscontra analizzando le dinamiche familiari è la manipolazione, che consiste in una modalità di interazione con l’altro che ha lo scopo, consapevole o meno, di indurlo a provare stati emotivi funzionali alla sicurezza del manipolatore. Il soggetto che manipola può ad esempio mostrarsi deluso o ferito quando l’altro non assume gli atteggiamenti richiesti o non esprime adesione agli scopi del manipolatore; in altri casi viene fatto ricorso al maltrattamento, all’aggressività, alla critica sistematica e svalutante per far sentire il soggetto manipolato colpevole di essere difettoso nella sua natura, nel suo carattere, nelle scelte che fa, nelle decisioni che prende. In questo modo il manipolatore ottiene che sia l’altro a sentirsi in dovere di correggere i propri errori e di riparare; si crea perciò una dinamica relazionale in cui i significati vengono ribaltati, la vittima diventa carnefice e viceversa, in una mistificazione dei ruoli che si avvale di una dipendenza emotiva e allo stesso tempo la alimenta. Spesso infatti il manipolatore è una persona che ha un potere affettivo sulla vittima, essendo il genitore o un partner narcisista che usa le proprie strategie manipolatorie nei confronti di un soggetto dipendente. La vittima vive quindi un sentimento di impotenza legato a una condizione oggettiva o soggettiva di inferiorità, comunque di bisogno.