Un malessere diffuso
La depressione post partum e’ attualmente una problematica diffusa, che colpisce un numero di donne superiore a quanto venga descritto dalle statistiche. Si tratta di un malessere difficile da interpretare per la donna che lo vive, poiché sopraggiunge in una fase di vita che nella rappresentazione comune si associa a sentimenti di realizzazione personale, di gratificazione emotiva. L’arrivo di un figlio implica invece una profonda modificazione dell’assetto familiare e dell’equilibrio interiore di ogni membro del nucleo; vengono ridefiniti ruoli e posizioni, occorre fare spazio ad un essere umano completamente dipendente e per queste ragioni possono sorgere emozioni contrastanti.
Una contraddizione solo apparente
La gioia di un evento che cambia l’esistenza si accompagna alla paura di non essere all’altezza della prova e alla necessità di rivoluzionare i propri spazi vitali, i propri tempi e le abitudini più consolidate; i nuovi genitori devono rinegoziare i confini del rapporto di coppia e creare un luogo fisico ed emotivo nel quale accogliere il bambino. L’amore genitoriale può alternarsi a frammenti di ostilità inconfessabile, specie per la madre che nei primi mesi di vita del bambino e’ chiamata ad un accudimento di grande impatto emotivo. La depressione post partum e’ spesso un malessere della solitudine, allorché la donna sperimenta una tristezza profonda che gli altri membri della famiglia non riescono a cogliere. Il sostegno familiare e’ fondamentale per affrontare un disagio che non e’ strano né colpevole; su questo aspetto la psicoterapia e’ molto chiara, affermando che la nascita di un figlio si presenta come un evento complesso e delicato, in grado di generare instabilità emotiva, variazioni d’umore significative e un accentuato sentimento di inadeguatezza. La società attuale, nella quale le famiglie sono meno numerose e i legami tra le generazioni non sempre solidi, rende più fragili le risorse un tempo offerte dalla comunità; non di rado la donna impegnata nelle cure materne deve affrontare da sola il problema di un’esistenza completamente diversa da prima, in cui gli spazi personali sono quasi scomparsi e vengono sostituiti da una creatura che chiede l’intervento e la vicinanza dell’adulto per il soddisfacimento di ogni bisogno.
Cosa ci comunica la psicoterapia?
La madre deve comprendere un linguaggio differente dal suo, deve tollerare l’incertezza di poter interpretare in modo non corretto le richieste del bambino, e pensarsi come un essere umano che non sarà mai più uguale al passato: non e’ semplice. L’arrivo di un figlio e’ la nascita di un progetto esistenziale che va integrato nella personalità costruita durante le fasi di vita precedenti; il passaggio da sentirsi figlia a sentirsi madre richiede un’elaborazione emotiva e cognitiva a volte difficoltosa, soprattutto perché non e’ possibile separare tale percorso dalle esigenze concrete e quotidiane del bambino che vanno comunque riconosciute. Una madre non può isolarsi, rigenerarsi dalla tristezza e tornare ad accudire il figlio; avviene tutto assieme, il malessere psicologico si lega alla creatura appena arrivata sebbene essa sia, allo stesso tempo, la più importante fonte di felicità. Da questa dinamica solo in apparenza contraddittoria prende forma la domanda più dolorosa: si può provare aggressività nei confronti di un figlio piccolo e inerme? Si può soffrire nell’essere a contatto con ciò che fino a poco tempo prima rappresentava un desiderio assoluto? La psicoterapia risponde che si può, e che tale fenomeno non compromette né il valore personale della madre né la possibilità di superare la crisi ricorrendo a un sostegno psicologico.
Chi volesse ricevere maggiori informazioni per intraprendere una terapia della depressione post partum può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e fissare un primo consulto gratuito in uno degli studi di Milano.
Dott. Gianluca Frazzoni
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