In psicoterapia le emozioni non vengono curate come fossero un marchio di malattia bensì analizzate e gestite nei sintomi e nel significato: l’obiettivo è aiutare il paziente a integrarle nelle proprie esperienze per raggiungere un equilibrio psicologico migliore.
Spesso tuttavia l’ostacolo più difficile da superare è rappresentato da come il paziente giudica le emozioni.
Per esempio:
- sentirsi tristi, impauriti o in ansia è una cosa stupida;
- non bisogna mostrare agli altri le proprie emozioni;
- se sto male è colpa mia;
- se sto male vuol dire che sono debole;
- le emozioni fanno perdere il controllo, sempre;
- le mie emozioni sono un danno o un problema per gli altri;
- le emozioni possono sorgere senza alcuna ragione;
- c’è un modo giusto di sentirsi in ogni situazione;
- le emozioni negative non contano, bisogna guardare avanti;
- se le mie emozioni vengono giudicate male dagli altri, allora sono sbagliate;
- le emozioni negative durano molto tempo e non posso fare nulla per gestirle o superarle;
- le emozioni negative sono pericolose per la mia mente e il mio corpo.
E molte altre…
Idee come queste sono ciò che il paziente ha appreso nel corso della vita, sono il modello di riferimento con cui il suo ambiente familiare ha interpretato e trattato le emozioni: se ho imparato che avere l’ansia è sbagliato cercherò di reprimerla in tutti i modi, ma questo mi farà credere che l’ansia sia pericolosa e che addirittura possa indurre le altre persone ad allontanarsi da me.
Allo stesso modo, qualunque altro pensiero rigido sulle emozioni diventa un giudizio e come tale ostacola l’elaborazione e il superamento degli stati emotivi problematici.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si occupa quindi di modificare non solo le conseguenze immediate delle emozioni negative, ma anche e soprattutto le convinzioni inflessibili che regolano il rapporto del paziente con esse; in questo modo è possibile raggiungere un equilibrio in cui le emozioni sgradevoli diventino tollerabili, comprensibili, di conseguenza meno frequenti, meno intense.